ACQUA UN BENE PUBBLICO!
ACQUA UN BENE PUBBLICO! Tirreno 8.8.13 IL COSTO DEll’ACQUA
di Gabriele Firmani
L’acqua è la stessa: due molecole di idrogeno, una di ossigeno. Ma a Milano costa 1 e in Toscana 5. La nuova indagine realizzata dall’osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzaattiva dice che l’acqua che sgorga dai rubinetti toscani è la più cara d’Italia. Ben 8 capoluoghi di provincia toscani figurano fra le 10 città italiane con il più elevato costo del servizio idrico: in testa alla classifica risultano Firenze, Prato e Pistoia, dove una famiglia di 3 persone spende in media 509 euro l’anno per la bolletta dell’acqua. Seguono Arezzo, 496 euro, Grosseto e Siena, 493 euro, Livorno, 485 euro, e Pisa, 471 euro. A Milano, tanto per rendere l’idea, la spesa pro famiglia è di 123 euro, a Trento di 127. E comunque anche nelle Regioni con le quali normalmente la Toscana si confronta – Umbria ed Emilia Romagna – la tariffa idrica è sensibilmente più bassa. «E’ la conferma che la privatizzazione dell’acqua porta maggiori costi per i cittadini» attaccano i Forum dell’acqua che si battono per la ripubblicizzazione del bene. «No, la Toscana paga di più perché è la prima ad aver applicato la legge Galli che impone la copertura dei costi del servizio e perché ha fatto un sacco di investimenti» replicano le aziende idriche.
Certo i numeri parlano. In Toscana il costo della tariffa idrica integrata per famiglia è di 470 euro l’anno (dato 2012), seconda l’Emilia con 388 euro, poi vengono Umbria (392) e Puglia (366). La media italiana è di 310 euro. Una differenza così abnorme tra una regione e l’altra deve avere per forza una spiegazione.
Qui investiamo di più. «La Toscana presenta sì tariffe più alte che nel resto d’Italia, ma perché ha avviato per prima, 12 anni fa, il processo di riorganizzazione del servizio idrico integrato voluto dalla Legge Galli, che ha comportato la copertura completa dei costi operativi e di investimento, da parte del singolo gestore, e il rispetto di standard di efficienza e produttività. Abbiamo avviato quindi da tempo un processo di ammodernamento del settore che sta oggi dando i suoi frutti» dice il presidente di Cispel, l’azienda che riunisce le aziende pubbliche di servizio, Alfredo De Girolamo. Secondo De Girolamo, le tariffe toscane, «che devono però essere paragonate a realtà con difficoltà di approvvigionamento simili a quel del nostro territorio regionale», rimangono ad ogni modo ben meno care rispetto a quello che è il costo medio della bolletta europea dell’acqua: «non arrivano mai a superare la soglia dei 2 euro al metro cubo, quando invece in molti paesi europei il loro costo si attesta fra i 3 e 4 euro ogni mille litri». Fuorviante, secondo Cispel, un raffronto con Milano: il servizio idrico, nel capoluogo lombardo, è gestito dalla società della metropolitana che usa l’acqua che sgorga dalle proprie gallerie con costi di produzione vicini allo zero. Altra cosa è attingere l’acqua a Lucca, ad esempio, e portarla nelle case di Livorno. «Anche le altre regioni, che hanno iniziato ad applicare la legge Galli dopo di noi, presto arriveranno alle tariffe delle città toscane». Le tariffe, infatti, stanno crescendo ovunque (vedi grafica): in Toscana (+50,7 per cento rispetto al 2007) come in Val d’Aosta (+ 57,1%), nelle Marche (+49%), in Veneto (+41%). E questo, spiega De Girolamo, per effetto di un recupero, operato dalle società idriche, rispetto al periodo precedente in cui nella bolletta non erano inseriti i costi degli investimenti per le nuove infrastrutture.
No, è l’effetto dei privati. Ma i consumatori e i comitati non sono dello stesso parere: «La Toscana ha il più alto costo della bolletta idrica d’Italia – taglia corto Fiorenza Bettini, portavoce del Forum toscano dei Movimenti per l’acqua – e questa è la dimostrazione di cosa significhi la presenza massiccia dei privati all’interno delle società toscane dell’acqua: l’abolizione della remunerazione del capitale investito, oggetto del secondo referendum sul servizio idrico, abolita formalmente ma reintrodotta sotto la voce “oneri finanziari” nel calcolo della tariffa idrica, produrrebbe da sola un abbattimento del 13-18 per cento, a secondo delle differenti realtà toscane, del costo medio della bolletta». «Se a questo – dice ancora Bettini – si aggiungesse poi, una totale riconsegna in mani pubbliche delle società dell’acqua, che smetterebbero così di ricercare qualsiasi livello di profitto, questo contribuirebbe a un ulteriore forte alleggerimento del costo dei consumi idrici».